CONTRO LA RIFORMA E OLTRE

  • December 9, 2008 12:03 am

 

La riforma Gelmini-Tremonti ha chiuso definitivamente lo statuto pubblico e statale dell’istruzione e su questo capolinea preannunciato non dobbiamo avere nostalgia alcuna: possiamo finalmente plasmare un’università critica, ed autonoma da costruire fin da subito con energie determinate ed autorganizzate per definirne il carattere essenziale che non

ha mai realmente assunto: il libero accesso per tutti.

 

E’ da qualche decennio che assistiamo allo smantellamento di un’università che non è mai stata neutrale perché di fronte alla totale separazione dello studente da quello che lo circonda, a causa di saperi nozionistici ed innocui, l’università ha silenziosamente continuato a costruire quel mondo che ci è negato nelle aule, tramite la ricerca bellica e militare, gli

studi sulla trasformazione del vivente come OGM e biotecnologie, con la produzione di medicinali e apparecchi utili solo alle imprese e il miglioramento delle forme di sfruttamento delle risorse della terra.

 

Un mondo verso cui dobbiamo pronunciarci, riappropriandoci dei metodi per interpretarlo e cambiarlo, liberandolo dalla stretta dello stato e del mercato, condizione indispensabile per un’istruzione e una società realmente libera.

 

Le mobilitazioni sono cresciute nelle forme e nella partecipazione, dimostrando che si deve e si può prendere in mano le nostre vite; torniamo là dove possiamo colpire, cioè dove un’università e una ricerca asservita sono già presenti: nelle aule ma anche nelle piazze.

CREIAMO L’AUTOGESTIONE

AUMENTIAMO L’IMPREVEDIBILITA’

 

9 passaggi sul perchè bloccare tutto (e dintorni)

  • December 8, 2008 11:51 pm

Scoppia la guerra, e lo spettacolo continua
Crollano le borse, e lo spettacolo continua
Precipitano ecosistemi, e lo spettacolo continua
A stabilire il cottimo dell’esistente è il mercato
E l’educazione ne è, oggi una volta di più, asservita
Inceppiamo il meccanismo a partire dalle università. Blocchiamo tutto. Ripartiamo da zero

9 PASSAGGI SUL PERCHE’ BLOCCARE TUTTO ( e dintorni)

1- In una città mercantile basata sul flusso continuo di merci bloccare i canali di flusso significa interrompere la normalità.
Voi direte: “non bisogna creare disagio”.
Noi vi risponderemo che ci sentiamo molto più a disagio nel continuare a far finta che tutto questo sia normale. Anche quando a decidere del nostro futuro sono le banche, le multinazionali, le lobby. Anche quando l’insicurezza del vivere si è cristallizzata in paura. Anche quando gli ultimi steccati nel campo della desolazione sociale e ambientale stanno per essere abbattuti.

2- Un corteo spontaneo al giorno di mille persone crea molto più disturbo di un grande evento programmato di 100.000 persone una volta ogni tanto. In questa diversità qualitativa passa parte della differenza tra l’efficacia e la testimonianza.

3- La moltiplicazione delle forme di lotta e dei momenti di conflitto dal basso ci rende meno controllabili, meno incanalabili in binari prestabiliti, meno etichettabili come sostenitori di un partito o di un sindacato. Ci rende più agili e meno prevedibili. Dimostra un’autonomia e una ricchezza di pensiero e di azione.

4- Viviamo in una società frenetica in cui a scandire il ritmo della vita sono logiche aziendali. Produttività profitto rapidità, a scuola al lavoro al supermercato.
Noi viventi esistiamo come detriti abbandonati alla corrente dei flussi mercantili, come corpi isolati nella comunicazione virtuale, incapaci di cogliere fino in fondo il senso del nostro movimento. Così, ingoiati dai flutti consolatori dello spettacolo, affannati a nuotare dietro a falsi bisogni e a miraggi di ascensione sociale, siamo oramai incapaci di afferrare la possibilità di un cambiamento reale. Per tornare a farlo è urgente e necessario fermarci. Occorre farla finita col naufragio di sé.

5- Bloccare tutto (dalla didattica alle strade) per rallentare la corsa al profitto e riprendere fiato. Per riconsiderare il tutto da un’altra prospettiva; quella che può scaturire dalla sorpresa, dallo stupore per il piacere provato nel condividere con altri una libertà inaspettata. Creare momenti di autogestione e di conflitto diffuso per recuperare le forze e le idee prima di invertire la rotta.

6- Il blocco imprevisto e gioioso è uno strumento di provocazione. E’ un mezzo per sabotare gli ingranaggi di un meccanismo sociale che ci vuole indifferenti al mondo che ci circonda ed insensibili al nostro intimo passionale.

7- Uscire in strada significa anche riappropriarsi degli spazi urbani sottratti all’incontro. Per non chiudersi in ghetti e in ideologie “studentiste” ma attraversare la città ed incontrare altre istanze.

8- Al blocco della circolazione delle persone e dei saperi decretato dall’economia, opponiamo il blocco dell’economia attraverso la libera e selvaggia circolazione dei corpi e dei saperi. Come dire: se la loro economia è orientata al saccheggio e alla distruzione del sapere, il nostro sapere sarà orientato alla distruzione e al saccheggio dell’economia.

9- Il blocco è solo uno dei mezzi. Non esiste una linea vincente ma tante traiettorie possibili da esplorare. Lasciamo i canali di scolo a chi rifluirà presto in forme di lotta compatibili. Lasciamo le fogne a chi tenterà di cavalcare l’onda della protesta con l’unico intento di portare acqua al proprio bacino politico.
Noi preferiamo il mare aperto.

L’unico imperativo oggi è quello di riprendere in mano il timone della nostra deriva

Milano, 29 ottobre 2008

FARE COME IN FRANCIA

  • November 4, 2008 10:24 am

cpe1

FARE COME IN FRANCIA

Per conoscere davvero esperienze, pratiche e idee della lotta studentesca contro il CPE in francia

  • Discussione a partirtire dal libro di Filippo Argenti, I giorni del rifiuto
  • Ducumenti e riflessioni dal movimento anti CPE
  • (ed. Tempo di ora, 2006); materiali vide: estimonianze dirette
GIOVEDI’ 6-11-08
ORE 14:00
AULA 433
 
 
(Università Statale, Via Festa del Perdono, Milano)

NON ODIAMO A META’

  • October 17, 2008 1:59 pm
L’università è già una componente fondamentale dell’ingranaggio economico capitalista.
Il suo unico scopo è la trasmissione delle conoscenze necessarie al funzionamento e alla riproduzione del sistema. Non consente lo sviluppo di un pensiero indipendente; al contrario educa alla passività e all’obbedienza, e ad accettare rapporti di sfruttamento e di potere.

La riforma Gelmini non fa altro che perfezionare il funzionamento di questo ingranaggio.
Lottare contro la riforma in sé non deve  essere altro che un passaggio, perché si tratta di una lotta sulla difensiva, che non mette in discussione la
funzione che l’università svolge nel sistema capitalista.

Non ci accontentiamo di difendere l’esistente o di ottenere qualche contentino.
La lotta per un cambiamento dell’università deve far parte di un conflitto per lo sconvolgimento radicale della società.

Creiamo momenti di autogestione diffusa

TAZ

  • June 5, 2008 10:56 am

Gtexpress

  • May 28, 2008 9:30 am

L’università Statale dal 68 al 77

  • May 12, 2008 1:15 pm

 
Universtià Statale Milano, via Festa del Perdono

Ieri lotta partigiana oggi lotta metropolitana

  • April 25, 2008 10:44 am

25 aprile 2008width=

Gtexpress

  • April 15, 2008 10:37 am
 
Pullman da Milano ore 11.00 Davanti la stazione della metro Romolo.
Costo: 14€ a testa Infoline: qualsivoglia@autistici.org
Cercare di prenotare con un minimo di anticipo 

TAZ

  • April 8, 2008 4:11 pm


 


Dichiarazione di guerra:

per troppo tempo abbiamo sopportato una città che ci impone uno stile di
vita alienato, nevrotico e imposto da chi ci vuole chiusi in un locale a
consumare, spendere e rincoglionirci. Troppo a lungo abbiamo accettato che le risposte
al  bisogno di spazi di libertà nei quartieri fossero solo sgomberi, ruspe,
conformismo  e controllo sociale.
È ora di riprendersi la città, e cominciamo dalle strade. Ci siamo rotti
il cazzo della Milano della moda, del design, dell’expo, dei politici,degli sbirri
e del cemento: una città vetrina in cui non potremo mai vivere in pace.

Ma se vuoi la pace, preparati alla guerra.
E se rivuoi Milano, preparati alla lotta.

Sei pronto?