Archives for December, 2008

Merry Crisis And Happy New Fear

  • December 25, 2008 12:17 am

Merry Crisis And Happy New Fear

Sull’ assemblea Studenti-Lavoratori del 12 dicembre alla Statale

  • December 18, 2008 9:05 pm

Milano, venerdì 12 dicembre 2008.

A conclusione di una mattinata di sciopero generale, durante laquale più cortei avevano attraversato la città, un folto spezzonedecideva di non terminare la giornata in piazza del Duomo e, dopo unrapido passaggio in piazza Fontana (per ricordare il volto assassinodello Stato) e un tentativo di raggiungere Assolombarda (per ricordareil volto assassino dei padroni), si dirigeva verso l’Università Stataledi via Festa del Perdono per dare vita a un’assemblea vòlta a lanciareuna lotta all’altezza del presente.

nuda..

  • December 16, 2008 6:45 pm

Ciao a tutti,

sono costretta a prendere parola in prima persona perché la gravità della situazione lo impone.

Ne avrei fatto volentieri a meno, dato che sono abituata a fidarmi dell’intelligenza delle persone. Qui però l’apatia regna sovrana, e sono obbligata a sbracciarmi per far vedere al mondo che esisto;

E sì che altrove, o in altri tempi, non ci avrei messo nemmeno un secondo a conquistare i cuori dei più, a stuzzicare la curiosità di molti che volentieri sarebbero venuti a conoscermi ed a farmi vivere.

Sono anche un po’ offesa, perché nonostante tutto, sono proprio nel centro del chiostro grande, in piena università. Sono calda ampia e accogliente. E chiunque , ma veramente chiunque , può trovare in me qualcosa di interessante. Chiunque può usarmi come meglio crede per tutte quelle attività che non hanno spazio in università, l’unica condizione che pongo è di essere rispettata.

Sono incazzata nera, perché la gente mi passa davanti senza nemmeno accorgersi che esisto. Manco fossi una inutile stanza qualsiasi, piena solo di burocrazia e grigiore.

E invece no, al mio interno si può discutere, organizzarsi, studiare, o rilassarsi. Attraverso di me si può diffondere cultura, controinformazione, in totale libertà. Ecco perché chiunque ha qualcosa da dire agli altri, chiunque vuole urlare il suo odio verso il mondo che ci circonda è qui che deve venire, per conoscere altri non rassegnati come lui ed organizzarsi insieme, io penserò ad accogliere e riscaldare tutti coloro varcheranno la mia soglia.

Ora sono nuda e un po’ bruttina, ma se mi date una mano non ci metterò molto a darmi un tono, mi basta un po’ di make-up qualche mobile e un po’ di energia per ritornare la fiamma che sono.

Al quel lurido individuo che vuole che io esca di scena rispondo che ci deve solo provare! Talmente messo male da autoproclamarsi Magnifico, è in realtà un rozzo ignorante che mette le sue luride mani sul mio corpo tentando di ridurmi al silenzio.

Ha una paura folle il Magnifico, sa bene che all’interno del mio tepore ogni giorno passa gente nuova, e attraverso di me le persone si conoscono e si organizzano. Fanno entrare in università idee e azioni che danno fastidio, perché rompono la coltre di passività in cui ci vorrebbero rinchiusi. Perche danno fastidio tutti quelli che si ribellano e si oppongono allo status quo. Perché per mostri burocratici come il Magnifico le persone devono smettere di pensare e trasformarsi in automi, venire qui e consumare l’università in silenzio e a testa bassa, come docili macchinettepecorelle.

Il mio è un appello di solidarietà, affinché io possa continuare ad esistere e a dare calore a tutti quelli che vogliono usufruire dei miei servigi e farmi vivere. Chiedo a tutti uno sforzo per difendermi e tutelarmi dai ripetuti attacchi di quei bruti che vorrebbero distruggermi.

A tutti quelli che mi hanno attraversata sino ad oggi mando un bacione spassionato, continuate così ragazzi!!!

Al magnifico e ai suoi scagnozzi dico: non provate a toccarmi, perché io sono tenera e amorosa, ma se mi incazzo poi divento una belva!!!

Con amore e rabbia.

Auletta Autogestita

apologia della paralisi

  • December 16, 2008 6:41 pm

“Di fronte all’ evidenza della catastrofe

c’ è chi si indigna e chi ne prende atto,

chi denuncia e chi si organizza.

Noi siamo dalla parte di chi si organizza.”

 

Apologia della paralisi

Blocco del traffico blocco dei binari blocco della didattica blocco della routine blocco della normalità blocco dei flussi di merci blocco dei flussi di persone blocco della città blocco degli uffici blocco dei negozi blocco della noia blocco della rassegnazione blocco dell’apatia blocco della terrificante macchina sociale.

 

La normalità è disastrosa e disarmante, il regolare svolgersi degli eventi è la causa stessa di questo disastro. Il funzionamento indisturbato della Metropoli distrugge sul nascere ogni pulsione umana costringendo tutti ad una fuga permanente verso la propria vita, che pare essere ogni giorno più distante.

Come se sopravvivere e vivere siano sinonimi.

Ci vediamo togliere la terra sotto i piedi da un frenetico susseguirsi di leggi e dispositivi al di là dell’assurdo. Il nostro futuro si fa di giorno in giorno più nebbioso, fino a sparire come una specie di ectoplasma fantasmagorico.

Sembra quasi che il pensiero filosofico diffuso sia regredito ai tempi dei primi punks: “There’s no future!!!”. In tutto ciò quello che stupisce maggiormente non è il feroce concatenarsi di attacchi portati avanti da un Potere che sa di essere talmente in crisi da vedere nitidamente la fine davanti a sé; ma l’inerzia con cui i sudditi accettano ogni forma di sopruso e di angheria. Come dire, ci si abitua a tutto, anche all’assurdo.

La normalità, la routine, l’efficacia robotica sono le condizioni necessarie affinché i piani contro la vita e conto il futuro di tutti siano portati a termine. Il loro rovesciamento è al contempo la condizione necessaria dal quale partire per fare saltare questi piani. Questa riforma è l’ultimo di una seria infinita di questi piani.

Al normale andamento della macchina del Potere opponiamo la paralisi. Per incontrarci, per sviluppare un intelligenza e una forza collettiva, per organizzarci. Per riappropriarci del tempo e dello spazio che ci è stato espropriato dal denaro,dalle merci, dalle telecamere e dalla polizia.

QUESTO MONDO SOPRAVVIVE

GRAZIE AI FLUSSI

 

BLOCCHIAMO TUTTO!!!

 

CONTRO LA RIFORMA E OLTRE

  • December 9, 2008 12:03 am

 

La riforma Gelmini-Tremonti ha chiuso definitivamente lo statuto pubblico e statale dell’istruzione e su questo capolinea preannunciato non dobbiamo avere nostalgia alcuna: possiamo finalmente plasmare un’università critica, ed autonoma da costruire fin da subito con energie determinate ed autorganizzate per definirne il carattere essenziale che non

ha mai realmente assunto: il libero accesso per tutti.

 

E’ da qualche decennio che assistiamo allo smantellamento di un’università che non è mai stata neutrale perché di fronte alla totale separazione dello studente da quello che lo circonda, a causa di saperi nozionistici ed innocui, l’università ha silenziosamente continuato a costruire quel mondo che ci è negato nelle aule, tramite la ricerca bellica e militare, gli

studi sulla trasformazione del vivente come OGM e biotecnologie, con la produzione di medicinali e apparecchi utili solo alle imprese e il miglioramento delle forme di sfruttamento delle risorse della terra.

 

Un mondo verso cui dobbiamo pronunciarci, riappropriandoci dei metodi per interpretarlo e cambiarlo, liberandolo dalla stretta dello stato e del mercato, condizione indispensabile per un’istruzione e una società realmente libera.

 

Le mobilitazioni sono cresciute nelle forme e nella partecipazione, dimostrando che si deve e si può prendere in mano le nostre vite; torniamo là dove possiamo colpire, cioè dove un’università e una ricerca asservita sono già presenti: nelle aule ma anche nelle piazze.

CREIAMO L’AUTOGESTIONE

AUMENTIAMO L’IMPREVEDIBILITA’

 

9 passaggi sul perchè bloccare tutto (e dintorni)

  • December 8, 2008 11:51 pm

Scoppia la guerra, e lo spettacolo continua
Crollano le borse, e lo spettacolo continua
Precipitano ecosistemi, e lo spettacolo continua
A stabilire il cottimo dell’esistente è il mercato
E l’educazione ne è, oggi una volta di più, asservita
Inceppiamo il meccanismo a partire dalle università. Blocchiamo tutto. Ripartiamo da zero

9 PASSAGGI SUL PERCHE’ BLOCCARE TUTTO ( e dintorni)

1- In una città mercantile basata sul flusso continuo di merci bloccare i canali di flusso significa interrompere la normalità.
Voi direte: “non bisogna creare disagio”.
Noi vi risponderemo che ci sentiamo molto più a disagio nel continuare a far finta che tutto questo sia normale. Anche quando a decidere del nostro futuro sono le banche, le multinazionali, le lobby. Anche quando l’insicurezza del vivere si è cristallizzata in paura. Anche quando gli ultimi steccati nel campo della desolazione sociale e ambientale stanno per essere abbattuti.

2- Un corteo spontaneo al giorno di mille persone crea molto più disturbo di un grande evento programmato di 100.000 persone una volta ogni tanto. In questa diversità qualitativa passa parte della differenza tra l’efficacia e la testimonianza.

3- La moltiplicazione delle forme di lotta e dei momenti di conflitto dal basso ci rende meno controllabili, meno incanalabili in binari prestabiliti, meno etichettabili come sostenitori di un partito o di un sindacato. Ci rende più agili e meno prevedibili. Dimostra un’autonomia e una ricchezza di pensiero e di azione.

4- Viviamo in una società frenetica in cui a scandire il ritmo della vita sono logiche aziendali. Produttività profitto rapidità, a scuola al lavoro al supermercato.
Noi viventi esistiamo come detriti abbandonati alla corrente dei flussi mercantili, come corpi isolati nella comunicazione virtuale, incapaci di cogliere fino in fondo il senso del nostro movimento. Così, ingoiati dai flutti consolatori dello spettacolo, affannati a nuotare dietro a falsi bisogni e a miraggi di ascensione sociale, siamo oramai incapaci di afferrare la possibilità di un cambiamento reale. Per tornare a farlo è urgente e necessario fermarci. Occorre farla finita col naufragio di sé.

5- Bloccare tutto (dalla didattica alle strade) per rallentare la corsa al profitto e riprendere fiato. Per riconsiderare il tutto da un’altra prospettiva; quella che può scaturire dalla sorpresa, dallo stupore per il piacere provato nel condividere con altri una libertà inaspettata. Creare momenti di autogestione e di conflitto diffuso per recuperare le forze e le idee prima di invertire la rotta.

6- Il blocco imprevisto e gioioso è uno strumento di provocazione. E’ un mezzo per sabotare gli ingranaggi di un meccanismo sociale che ci vuole indifferenti al mondo che ci circonda ed insensibili al nostro intimo passionale.

7- Uscire in strada significa anche riappropriarsi degli spazi urbani sottratti all’incontro. Per non chiudersi in ghetti e in ideologie “studentiste” ma attraversare la città ed incontrare altre istanze.

8- Al blocco della circolazione delle persone e dei saperi decretato dall’economia, opponiamo il blocco dell’economia attraverso la libera e selvaggia circolazione dei corpi e dei saperi. Come dire: se la loro economia è orientata al saccheggio e alla distruzione del sapere, il nostro sapere sarà orientato alla distruzione e al saccheggio dell’economia.

9- Il blocco è solo uno dei mezzi. Non esiste una linea vincente ma tante traiettorie possibili da esplorare. Lasciamo i canali di scolo a chi rifluirà presto in forme di lotta compatibili. Lasciamo le fogne a chi tenterà di cavalcare l’onda della protesta con l’unico intento di portare acqua al proprio bacino politico.
Noi preferiamo il mare aperto.

L’unico imperativo oggi è quello di riprendere in mano il timone della nostra deriva

Milano, 29 ottobre 2008