Comunicati

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Sulla miseria de Il Giornale

  • November 25, 2009 11:50 am
Che i giornali avessero raramente a che fare con la verità lo sapevamo.
Che un giornale, pur dichiarandosi imparziale avesse sempre una visione di
parte, anche questo lo sapevamo.
Che "il Giornale" in particolare fosse estremamente fazioso non ci era
ignoto, ma che inventasse le notizie di sana pianta, questo, ci mancava.
Siamo giovani e non ancora rotti a tutti i fatti della vita.




Italia = Iran

  • November 18, 2009 1:41 am

Oggi, giorno martedì 17 novembre 2009,non soddisfatti delle recentissime porcate, gli infami agenti della digos hanno fatto caricare a freddo e ammazzare di botte dai loro scimmioni con casco e manganello un corteo di studenti medi colpevoli di reclamare il diritto allo studio e di aver espresso solidarietà aggli arrestati per i fatti della cusl.

 

Quattro persone sono state portate in questura due delle quali hanno avuto l’arresto confermato e subiranno domani un processo per direttissima; processo che si andrà a sovrapporre con il riesame di quattro dei cinque studeni arrestati grazie alle menzogne dei cattomafiosi della cusl.

Gli sbirri hanno avuto una faccia di merda tale aver inizialmente dichiaratoche non ci sono state cariche.

Invitamo tutti  ad esser presenti davanti al tribunale per entrambe le udienze.

Libertà per Sid Paolino Mattia MArcelo Iez Teino e Giamma

Sugli arresti di ieri

  • November 15, 2009 12:02 am

La mattina del 13 novembre scatta a Milano un operazione di polizia
che tramite irruzioni nelle case e perquisizioni porterà all’arresto di
5 ragazzi.
5 studenti che hanno partecipato attivamente alle mobilitazioni
dell’anno scorso e che non hanno mai smesso di portare all’interno
dell’università un agire critico verso l’esistente e la sua miseria.
4 di loro sono agli arresti domiciliari mentre uno e’ recluso a San Vittore.
Secondo l’accusa le motivazioni dell’arresto sono riconducibili al
fatto che i 5 abbiano “rapinato” la CUSL ( libreria catto-mafiosa o
cartoparrocchia all’interno della statale legata a CL) portandosi via
come bottino un centinaio di fotocopie di volantini.
Non ci soffermiamo a discutere della possibilità che sia avvenuta o
meno questa “rapina” o della sua definizione in quanto tale ma
sicuramente come studenti , ragazzi, compagni…..riconosciamo il clima
sotto il quale si sono svolti questi arresti: la repressione
sistematica di qualsiasi dissidenza per mantenere la normalità e
l’apatia dominanti dentro l’università come al di fuori di essa.
Ai nostri occhi l’evidenza della catastrofe e’ il dover spiegare che non e’ spiegabile che si muoia nelle carceri.
E’ dover smascherare l’esistenza di lager nelle nostre città quando questi si trovano sotto gli occhi di tutti
E’ il dover trovare le parole quindi l’esser costretto a giustificare
il fatto di non aver pagato delle fotocopie mentre i nostri 5 compagni
si trovano in carcere per questo.
L’evidenza della catastrofe non si può spiegare perche chi ha bisogno di spiegazioni non ha gli occhi per vedere.

Studenti amici compagni dei reclusi aka quelli che hanno gli occhi.

Per le matricole

  • September 18, 2009 12:08 am

Care matricole,

L’università
vi aiuterà a trovare lavoro, vi dicono. L’università è il
massimo a cui un individuo ben inserito nella nostra società può
aspirare, vi dicono.

Vi
dicono che un pezzo di carta è necessario, che può fare molto, e
che per ottenerlo sono necessari anni di sacrifici.

Ma
non vi hanno detto tutto.

Presidio contro la sorveglianza speciale si trasforma in blocco del traffico e corteo

  • February 20, 2009 7:49 pm


Presidio contro la sorveglianza speciale si trasforma in blocco del
traffico e corteo. Cariche della polizia. Qualche ferito, tanta rabbia,
molti sorrisi.


Stamattina si è tenuta nel tribunale di milano un’udienza che doveva
decidere se applicare la sorveglianza speciale ad un
amico,fratello,compagno,studente. Le motivazioni che la questura
adduce(la sorveglianza speciale è una misura restrittiva che la
questura richiede per persone che considera "socialmente
pericolose")sono la sua partecipazione a cortei studenteschi spontanei,
blocchi dei flussi e delle stazioni e altri momenti di conflitto che
hanno movimentato le piazze di tutta Italia nei mesi scorsi.


Una cinquantina di solidali hanno fatto presenza in aula poi,
disgustati dagli inutili deliri della PM, hanno deciso di scendere in
strada e srotolare due enormi striscioni. Sul primo campeggiava la
scritta NE SORVEGLIATE 1 NE SCATENATE 100 sull’altro SIAMO TUTTI
SOCIALMENTE PERICOLOSI. A questo punto è stato dato vita ad un blocco
del traffico spontaneo che si è poi trasformato in un piccolo corteo.
Bloccati da uno schieramento di polizia gli studenti hanno scelto di
determinare il percorso senza concertarlo con i tutori dell’ordine. In
continuità con le gioiose esperienze di ottobre, stufi di essere
gestiti, irregimentati, imprigionati, hanno voluto riaffermare la loro
libertà di movimento, la loro attitudine alla rivolta. Uno degli slogan
più gridati era "IL NOSTRO DESIDERIO DI LIBERTA’ E’ PIU’ FORTE DI OGNI
AUTORITA’". Una dura ma disordinata carica di polizia ha tentato di
arginare ed intimidire i presenti che si sono presto ricompattati per
continuare il corteo verso l’Università Statale. Trovatisi nuovamente
la strada sbarrata all’altezza di via larga hanno svoltato verso San
Babila per poi confluire nel cortile di Scienze Politiche.


Qui bivacco, scambio di idee, impressioni, abbracci, vino, carezze

La legge non ha nessuna carattere morale

  • February 20, 2009 4:29 pm
“La legge non ha nessuna carattere morale, essa rappresenta semplicemente la cristallizzazione dei rapporti di forza esistenti”

20 febbraio 2009
Oggi una sezione autonoma del tribunale di Milano sta deliberando in merito all’applicazione della cosiddetta “sorveglianza speciale” a un nostro compagno e amico.
La “sorveglianza speciale” è una misura preventiva della legislazione fascista, allora nota come “ammonizione”, riesumata nell’ordinamento repubblicano con una legge penale del 1956. Le restrizioni inflitte all’ammonito nel ventennio e oggi al sorvegliato speciale sono praticamente identiche: obbligo di rientrare a casa entro certi orari, divieto di espatrio,  divieto di partecipare a riunioni o manifestazioni pubbliche, divieto di accompagnarsi a pregiudicati, obbligo o divieto di dimora, obbligo di trovare un lavoro entro 30 giorni dal pronunciamento della sentenza.
Vengono sottoposte a sorveglianza “persone socialmente pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità” con l’unico scopo di indurle al ravvedimento e recuperarle all’obbedienza. Questi individui solo per il loro comportamento rappresentano una minaccia per l’ordine di cose presenti. Per questo sono attaccati. Attaccare il comportamento, le frequentazioni, le abitudini di qualcuno, significa voler attaccare le fondamenta delle sue convinzioni, della sua idea della società, del suo modo di vivere e di sentire.
Oggi stanno attaccando un nostro compagno.
Per la questura è socialmente pericoloso perché esprime tensioni e comportamenti appartengono a tutti noi. A tutte le persone che rifiutano di rassegnarsi all’irreggimentazione ed al pensiero unico.
Se prendere parte attiva a manifestazioni studentesche contro una riforma significa essere socialmente pericolosi, se lottare contro lo stato delle cose significa essere socialmente pericolosi, significa che lo siamo tutti.
Questa è solo una misera manovra con lo scopo di isolare una persona ritenuta irrecuperabile, nel vano tentativo che faccia da monito alle altre, credono che colpire una persona sia sufficiente per mettere in crisi quelle più vicine e fare da deterrente a chiunque non sia disposto a scendere a compromessi.
Questa manovra infame non farà altro che darci più vita e determinazione.

COLPITE UNO DI NOI….CI AGGREDITE TUTTI.
E NOI SIAMO DI QUELLI CHE SE AGGREDITI REAGISCONO…

Colpite uno di noi.. Ci aggredite tutti

  • February 19, 2009 3:51 pm

Colpite uno di noi… ci aggredite tutti.
e noi siamo di quelli che se aggrediti reagiscono…

…un grave procedimento repressivo sta colpendo uno di noi, e più
in generale tutti quelli che si battono contro lo stato di cose
presenti.
Si tratta della sorveglianza speciale(art.1) Una misura di polizia
riciclata dal codice Rocco del ventennio fascista ed entrata nella
dotazione repubblicana alla voce “misure speciali” della tristemente
nota legge Reale per contrastare la rivolta .

Un intimidazione squisitamente politica. Pericoloso precedente se si
pensa ad un uso di provvedimenti del genere nei confronti di chi lotta.

Un grave attacco che non può e non deve passare in silenzio .

chiediamo a tutti una presenza solidale ed attiva
venerdi 20 febbraio h.11,00 Palazzo d’inGiustizia . Milano

se chi si oppone all’esistente è " socialmente pericoloso" lo è anche ognuno di noi

Vicenza..

  • December 21, 2007 1:17 pm

Postiamo un comunicato dei compagni di Rovereto su Vicenza..

 

 

L’obiettivo della lotta di Vicenza è senza dubbio uno dei più
importanti che ci siano in questo momento. Impedire la costruzione
della più grande base militare USA in Europa avrebbe un’enorme ricaduta
sull’antimilitarismo in Italia e non solo.
Per questo pensiamo che la battaglia No Dal Molin non debba essere
lasciata al riformismo e ai giochi politici. Spostare – come sta
avvenendo – la lotta dalla strada ai tavoli istituzionali con la
richiesta di una moratoria ci sembra inaccettabile. Primo, perché in
tal modo non si fermerà nessuna base; secondo, perché legittimando
ancora come interlocutori i parlamentari della “sinistra critica” si
aprono loro le porte del recupero istituzionale. Dopo aver votato tutte
le operazioni militari, dopo aver detto “Sì” a tutte le nocività (TAV,
rigassificatori, inceneritori, ecc.), dopo aver accettato quell’insieme
di leggi razziali che chiamano “pacchetto sicurezza”, ora costoro
promettono, pur di non sparire, la sospensione dei lavori al Dal Molin.
Invece di allontanarli dalla lotta, è a loro che ci si rivolge. A
febbraio, infatti, c’era stato l’appello a non portare al corteo le
bandiere di partito. Ora no. Se chiedi qualcosa, non sei certo nella
posizione di rivendicare un’intransigente autonomia.
Il corteo del 15 dicembre è stato indicativo. Un giretto in centro e
tutti a casa. Eppure l’invito suonava chiaro: “Se non ora, quando?”.
Per noi quel motto esprime l’urgenza etica di chi, di fronte alla
guerra e alle sue basi, non accetta né compromessi né rinvii. Se invece
si tratta di fare una nuova passeggiata, di mostrare i numeri per farli
pesare sulla bilancia della politica parlamentare, allora va bene
anche… domani o dopodomani. Quando il capo dello Stato dichiara che si
possono organizzare tutte le manifestazioni del mondo, tanto la base si
farà, essere in quarantamila o in centomila non cambia la sostanza.
Inoltre, andando avanti così, in piazza ci si troverà sempre in meno
(sabato c’era un terzo delle persone che c’erano il 17 febbraio).
Per questo ci siamo trovati a Vicenza assieme a qualche centinaio di
compagni e a tanti insoddisfatti sparsi per dire veramente “Se non ora,
quando?”. In tanti abbiamo fatto l’unico tentativo che ci sembrava
giusto e sensato fare durante il corteo: provare ad andare verso
l’aeroporto Dal Molin per occuparlo in massa. Un tentativo difficile,
sia per questioni organizzative, sia per il contesto, ma che ha voluto
portare un contributo teorico e pratico di lotta. Si è proposto di
deviare la manifestazione distribuendo migliaia di volantini. Alcune
centinaia di persone erano favorevoli. Gli ostacoli non sono certo
mancati. Chi si era preso l’impegno di fare un appello dal furgone alla
fine, su pressioni politiche, si è tirato indietro. La posizione nel
corteo ci ha tagliati fuori da tanti manifestanti. Inutile sottolineare
il ruolo dei Disobbedienti: fin dal concentramento, un loro esponente
di spicco minacciava un compagno di sprangare chiunque avesse anche
solo volantinato una proposta di deviazione del corteo; hanno poi
schierato un servizio d’ordine al fatidico bivio, urlando che chi
deviava era un nemico della lotta No Dal Molin.
Dal canto nostro, avevamo concordato che se non ci fosse stata una
significativa partecipazione vicentina, non avremmo proseguito da soli.
Così è stato.
Siamo convinti che quel tentativo (sui cui limiti pratici – e non solo
– occorrerà riflettere collettivamente) andasse fatto. E diverse
persone, anche di Vicenza, ce lo hanno confermato in questi giorni.
Che abbia dato fastidio è testimoniato dal silenzio con cui è stato
nascosto. Ufficialmente, nessuno al corteo di sabato ha cercato di
andare verso l’aeroporto…
La percezione che non si possa continuare con cortei pacificati o con
pratiche concordate con la polizia è diffusa. Per il momento,
evidentemente, ci sono parecchie debolezze. Ma i nodi arriveranno al
pettine quando dovranno cominciare davvero i lavori della base. Lì si
vedrà chi vuole battersi veramente e chi al conflitto reale preferisce
la sua rappresentazione mediatica e politica.
Un’ultima precisazione. Non siamo contrari per principio alle
manifestazione tranquille. Ne abbiamo organizzate anche noi. Ciò che
non accettiamo è che si svendano le lotte insabbiandole sul terreno
della politica istituzionale. Anche in Val Susa ci sono stati tanti
cortei tranquilli e nessuno ha mai forzato la mano perché si percepiva
che era una lotta reale di cui era importante rispettare i vari
passaggi. Ma quarantamila persone non possono essere trasformate in
soldatini da attirare con slogan di lotta e farli poi sfilare per una
moratoria…
Il No alla guerra e alle sue basi è un No assoluto. Occorre esserne all’altezza.

P.S. Questo è solo un nostro contributo. Ci sembra molto importante
che gli altri compagni che si sono trovati d’accordo con quella parte
di corteo si esprimano al riguardo.